La dieta mediterranea, patrimonio nutrizionale e socioculturale da preservare
Sono trascorsi quasi dieci anni da quando l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) ha riconosciuto alla dieta mediterranea il titolo di “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”, attribuendo a questo modello nutrizionale anche un ruolo sanitario e socioculturale.
La definizione “dieta mediterranea” è stata coniata nel secolo scorso dal biologo e fisiologo statunitense Ancel Keys, uno dei primi studiosi che intravide nel modello mediterraneo un prezioso potenziale salutistico, la cui unicità è senza dubbio nel risultato di una plurisecolare contaminazione culturale, che coinvolge storia e tradizione di antiche civiltà europee (Grecia, Spagna e Italia) e di paesi nordafricani e del vicino Oriente.
Le conoscenze in tema di coltivazione, raccolta, pesca, allevamento, conservazione e cucina rappresentano, infatti, un elemento cardine dell’identità socioculturale delle comunità che si affacciano sul bacino Mediterraneo.
Gli enti nazionali e internazionali della sanità, nel corso degli anni, hanno poi definito i punti essenziali della dieta mediterranea, sottolineandone lo straordinario equilibrio nutrizionale e dando così vita alla “piramide alimentare”, capace di riassumere graficamente i punti cardine del modello.
Lo schema piramidale divulgato dall’Istituto Superiore di Sanità (nella figura) sebbene possa apparire semplice, nasconde una complessità intrinseca: gli alimenti raffigurati, infatti, garantiscono benefici reali solo se assunti nelle giuste composizioni e in dosi adeguate.
Anche varietà e alternanza sono elementi essenziali per una corretta alimentazione; tutti i nutrimenti, solo se assorbiti in apporti adeguati, possono essere consumati senza che la dieta venga percepita come costrizione, bensì concepita come sano stile di vita.
Gli elementi chiave che compongono la piramide alimentare possono essere riassunti in poche e semplici linee guida (composizione percentuale di una dieta giornaliera equilibrata):
• 55-60% di glucidi, di cui l’80% complessi (pane integrale, pasta, riso, mais) e il 20% di zuccheri semplici;
• 10-15% di proteine;
• 25-30% di grassi (olio di oliva);
• frutta e verdura che occupano un posto di rilievo grazie a vitamine, minerali, antiossidanti e fibre contenute in esse.
La dieta mediterranea è caratterizzata da un alto apporto di frutta, verdura, legumi, pesce, cereali integrali, noci e olio d’oliva, abbinato al consumo moderato di prodotti caseari e vino e al basso consumo di carni rosse, insaccati e bevande o alimenti con elevate quantità di zuccheri aggiunti.
Il consumo relativamente elevato di olio d’oliva e noci, unitamente al consumo moderato di vino (in particolare di vino rosso durante i pasti) e l’uso frequente nella preparazione delle pietanze di salse con pomodoro, cipolle, aglio e spezie cotte con olio di oliva, rende questa dieta unica nel suo genere, differenziandola da altri modelli dietetici salutari.
Il modello mediterraneo, che prevede un consumo quotidiano di grassi insaturi (olio di oliva), differisce in modo sostanziale dalle diete ipocaloriche, caratterizzate invece dalla quasi totale assenza di grassi. Esso garantisce inoltre il giusto apporto di macronutrienti a bassa densità energetica e allo stesso tempo pasti a basso indice glicemico.
Per quanto riguarda i valori nutrizionali, la dieta mediterranea è caratterizzata non solo dal basso contenuto di grassi saturi e trans (per esempio il burro) ma anche dall’ottima qualità nutrizionale, dovuta alla presenza di grassi sani (insaturi) derivanti da olio d’oliva, noci e pesce e dall’assunzione di carboidrati complessi, micronutrienti, antiossidanti, vitamine, sali minerali e fibre. Non deve quindi sorprendere che questo modello alimentare venga considerato salutare e giovevole perché una dieta varia ed equilibrata, ricca di tutti i nutrienti essenziali, può garantire un’aspettativa di vita migliore.
La comunità scientifica oggi è concorde nel definire la dieta mediterranea – se seguita correttamente – il modello nutrizionale con la miglior valenza salutistica. Esistono ormai numerose evidenze scientifiche che testimoniano l’efficacia di questo modello nutrizionale, non solo in termini di prevenzione delle malattie cardiovascolari ma anche di protezione da patologie come cancro, obesità e diabete.
Tuttavia, è altrettanto vero e comprovato che la dieta, se squilibrata, svolge un ruolo fondamentale nell’insorgenza di malattie croniche. Lo squilibrio, infatti, causa gravi disturbi metabolici che hanno impatto non solo sul metabolismo glucidico, lipidico e sul sistema cardiovascolare ma anche su gotta e infiammazione sistemica, ovvero dell’intero organismo, predisponendo il tessuto pancreatico a pre-diabete o diabete.
Per concludere, è importante rimarcare come il passaggio a uno stile di vita sano (dieta mediterranea e frequente esercizio fisico) nei soggetti con ridotta tolleranza al glucosio, non soltanto comporta una naturale perdita di peso ma può garantire un ritardo nell’insorgenza di malattie gravi, come il diabete di tipo 2.
Segnaliamo ai lettori il link della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), società scientifica senza fini di lucro, che riunisce studiosi ed esperti legati al mondo della nutrizione con lo scopo di divulgare e promuovere la sana alimentazione, affinché con l’informazione si possa prevenire l’insorgenza delle malattie croniche.